An injury to one is an injury to all
Recensione del libro “One big union” di Valerio Evangelisti, Mondadori, 2011
Per gli appassionati dei romanzi di Valerio Evangelisti, “One big union” rappresenta l’anello di congiunzione tra “Antracite” e “Noi saremo tutto”, completando così la trilogia del ciclo americano che, dalla guerra civile degli anni Sessanta dell’Ottocento, arriva fino agli scontri avvenuti a Seattle nel 1999, come debutto del movimento no global sulla scena internazionale. Per chi invece non dovesse essere un lettore affezionato, il romanzo è comunque una piacevole occasione per addentrarsi nella storia di uno dei soggetti più curiosi e particolari del sindacalismo americano di inizio Novecento: gli Industrial Workers of the World, soprannominati simpaticamente o con disprezzo wobblies.
Partendo da dove finiva “Antracite”, con la Comune di Saint Louis del 1877, e ripercorrendo le varie fasi evolutive di alcune importanti organizzazioni del movimento operaio americano, Evangelisti ci conduce, attraverso la storia personale di Robert Coates (protagonista del libro), nelle tappe e negli episodi principali che hanno costellato la strada di sangue e dure lotte da cui appunto nacquero gli Iww.
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