Recensione del libro di Massimo Amato, “Le radici di una fede. Per una storia del rapporto tra moneta e credito in occidente“, Milano, Bruno Mondadori 2008.
Se avessero detto a Massimo Amato, autore di “Le radici di una fede”, che il suo libro sarebbe uscito in concomitanza con lo scoppio della più grave crisi economica della storia del capitalismo, probabilmente non ci avrebbe creduto, o almeno non avrebbe creduto di essere così fortunato da azzeccare in modo tanto preciso i tempi. Il suo saggio, infatti, sebbene non sia dedicato specificatamente alla crisi, ci porta a intraprendere un viaggio nella storia del rapporto che lega strutturalmente la moneta e il credito, rapporto che costituisce l’elemento di partenza, l’atomo, come dice Amato, di ogni costruzione finanziaria. Atomo a cui va aggiunto, perché sia appunto fondativo dello spazio economico, un terzo elemento: l’articolazione istituzionale delle funzioni monetarie, in parole povere cioè, delle norme chiare e precise che governino tale relazione.
Dalla metà del 2008 si sono susseguite innumerevoli analisi sull’ultimo crack finanziario. Si è parlato di fine del capitalismo, di fine della finanza. Pochi però hanno cercato di volgere lo sguardo indietro a ricercare le cause profonde di quello che è successo dalla crisi dei mutui subprime dell’estate 2007 in poi.
Per farlo è necessario focalizzare il discorso su un periodo storico ben preciso: quello che va dall’inizio degli anni 80 fino al 2008.
All’interno di questa periodizzazione sono gli anni ’90 a risaltare come momento cruciale per lo sviluppo economico, in cui giungono al loro apice diversi fattori che, nati molto prima solo qui si incrociano l’uno con l’altro e danno vita a sviluppi tutt’altro che aspettati.
Il dato storico da cui partire è la fine della guerra fredda. Con la caduta dell’Unione Sovietica del 1991 nulla sembra più ostacolare l’avanzata del “nuovo” vento culturale neoliberista nel mondo.
A livello mondiale dal 1992-93 assistiamo alla più grande crescita economica mai registrata prima, a livello europeo, più silenziosamente, nello stesso periodo viene creato il Mercato Comune (accordi di Maastricht, 1992), primo passo verso la creazione di un sistema di cambi fissi all’interno del vecchio continente. In Asia il Giappone sta esaurendo la sua spinta propulsiva, ma in compenso si assiste alla strepitosa crescita economica di Cina e India. Nella prima, lo stop alle riforme impresso dalla crisi del 1989 ha avuto breve durata, e dal 1992 si sono susseguite liberalizzazioni e privatizzazioni, permettendo tassi di crescita del 7-8% annui e imponendo la Cina come prima potenza industriale. Nel subcontinente indiano le riforme degli anni ’90 si sono spinte ancora più in là, facendo del paese uno dei più grossi fornitori di servizi, con tassi di crescita del 5-6% del PIL.