Intorno al procedimento giudiziario in corso a Palermo sulla trattativa Stato-mafia infuria un dibattito dai toni accesissimi. Le opinioni formulate sull’argomento si sprecano, anche se il circuito mediatico ha presto polarizzato le posizioni in campo contrapponendo da un lato i sostenitori della Procura e dell’impianto accusatorio che sorregge il processo, dall’altro coloro che hanno assunto posizioni critiche rispetto al quadro esplicativo delineato dai pm.
«È capitato che abbia fatto per molti anni la fotografa e che fare la fotografa mi piaccia tanto, ma sicuramente potrei rinunciare a farlo per andarmene davanti al mare e vivere senza più fare niente.»
Letizia Battaglia, donna che non accetta etichette, determinata a essere coerente con i suoi ideali di libertà e giustizia, è la fotografa europea più premiata ma è anche editrice, politica, ambientalista, regista. Il suo nome è legato a quasi vent’anni di reportage a Palermo: le sue immagini hanno fermato la storia, quella delle guerre di mafia e contro la mafia. A questo libro, che ripercorre fin qui la sua vita, hanno voluto contribuire amiche e amici che hanno percorso con lei un pezzo di strada.
Un documentario per tentare di raccontare lo sviluppo del fenomeno criminale nella metropoli lombarda dagli anni 50 alla fine degli anni 80.
Un esperimento, un mettersi alla prova. Mostrare con le immagini le evoluzioni e le trasformazioni della malavità a Milano per studiare e diffondere un’idea: per studiare la contemporaneità, gli ultimi decenni della nostra storia, non possiamo continuare a ignorare un fenomeno complesso come quello criminale.
Da quella che veniva chiamata ligèra fino alla scomparsa delle bande criminali di Vallanzasca, Turatello e Epaminonda. La criminalità organizzata è ormai diventata parte integrante del tessuto sociale, economico e finanziario della nostra città. E come tale deve essere studiata.
Abbiamo provato a raccontare i passaggi che hanno portato alla situazione odierna.
1- La ligera
Alla fine della guerra Milano era una città in ginocchio. I bombardamenti avevano portato distruzione, fame e avevano distrutto famiglie e tessuto economico e sociale. Ma Milano era stata anche la capitale della Resistenza, della lotta di Liberazione, con tutte le speranze, le illusioni e le delusioni che questa aveva prodotto. Da Milano cominciarono a mettersi in circolo le energie per la ricostruzione. Ma nel frattempo, bisognava arrangiarsi.
Fiorisce la ligèra. Furti negli appartamenti, piccole rapine, ricettazione. Chi non riesce a reinserirsi nel tessuto economico della città, chi non vuole passare la vita alla catena di montaggio è così che cerca di sopravvivere.
2- Arrivano i Marsigliesi
Ma intanto Milano cresce. Dopo la guerra ricomincia sempre più a correre, verso la crescita, verso lo sviluppo, verso la ricchezza. E con la città, anche la criminalità cresce, si abitua e si adatta alle nuove forme della metropoli. Uno stimolo importante lo porta un vento nuovo che soffia in città…un vento che parla francese…
È così che il modello di gangsterismo a bande tipico degli Stati Uniti anni 30-40 si trasfersice, via Marsiglia, a Milano. Il cinema in questo processo gioca un ruolo importante. Film come “Il favoloso colpo da 8” o “La rapina del secolo” affascinano le platee dei cinema di periferia, spesso si sente il pubblico esultare per la riuscita di un colpo.
Inoltre Marsiglia, e con lei tutta le Francia, diventano luoghi sempre meno accoglienti per i criminali, e diversi nomi del milieu marsigliese si trasferiscono in Italia. Su tutti, Albert Bergamelli.
Per una volta non vi proponiamo un libro propriamente di Storia contemporanea. Anche se i fatti che gli autori di questo volume indagano affondano le loro radici nel passato, un passato torbido, come un fondale marino pieno di rifiuti tossici, che torna a galla oggi e a cui dovremmo prestare molta più attenzione di quanto facciamo solitamente…
È il 2004 quando un pentito della ’ndrangheta consegna alla direzione nazionale antimafia un voluminoso dossier scritto di suo pugno, dove parla di traffici legati allo smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi in cui è implicata la ’ndrangheta e i servizi segreti deviati. Il pentito apre scenari da spy story in un intreccio complicatissimo fra malavita, misteriosi uomini d’affari, servizi segreti deviati, compiacenze di Stato. Un intreccio che porta alle morti della giornalista del Tg3, Ilaria Alpi, e a quella sospetta del capitano di corvetta, Natale De Grazia. Nessuno crede fino in fondo a questi racconti a eccezione delle associazioni ambientaliste. Gli indizi sono molti e i dubbi aumentano quando sulla costa di Amantea spiaggia una delle presunte navi a perdere, l’ex Jolly Rosso. Si aprono inchieste che vengono però tutte archiviate. Fino a quando la Procura di Paola non scopre la carcassa di un vecchio mercantile al largo del Tirreno cosentino, nel punto esatto indicato dal pentito. «Sono stato io a farlo saltare in aria – aveva detto – conteneva 120 fusti di rifiuti radioattivi».