ALTAI: i WU MING tornano in Statale
mercoledì 3 febbraio ’10
14.30, aula 102
Università Statale, via Festa del Perdono 7
ALTAI: i WU MING tornano in Statale
“Che segno è quando un arcobaleno appare, non c’è stata pioggia e l’aria è secca e tersa? E’ quando la terra sta per tremare, e il mondo intero vacilla”.
Venezia, Anno Domini 1569. Un boato scuote la notte, il cielo è rosso e grava sulla laguna. E’ l’Arsenale che va a fuoco, si apre la caccia al colpevole. Un agente della Serenissima fugge verso oriente, smarrito, “l’anima rigirata come un paio di brache”. Costantinopoli sarà l’approdo. Sulla vetta della potenza ottomana conoscerà Giuseppe Nasi, nemico e spauracchio d’Europa, potente giudeo che dal Bosforo lancia una sfida al mondo e a due millenni di oppressione.
Intanto, ai confini dell’impero, un altro uomo si mette in viaggio, per l’ultimo appuntamento con la Storia. Ha appesa al collo una moneta, ricordo del Regno dei Folli.
Echi di rivolte, intrighi, scontri di civiltà. Nuove macchine scatenano forze inattese, incalzano il tempo e lo fanno sbandare. Nicosia, Famagosta, Lepanto: uomini e navi corrono verso lo scontro finale.
Wu Ming, il collettivo di scrittori che al suo esordio si firmò “Luther Blissett”, torna nel mondo del suo primo romanzo…
Ad un anno e mezzo dalla loro “prima” all’università Statale, è con grande gioia che vi annunciamo il ritorno del collettivo WU MING.
Mercoledì 3 febbraio infatti, alle 14.30 in aula 102 presenteremo ALTAI, la loro ultima fatica editoriale. Per introdurre a dovere i WU MING ed il loro interessantissimo percorso letterario ci vorrebbero pagine e pagine, ma, nella speranza che molti di voi leggano i loro libri, per prima cosa vi rimandiamo al loro sito www.wumingfoundation.com, dove con tutta calma potrete girovagare tra i tantissimi materiali a disposizione e conoscere a fondo il collettivo.
Dall’uscita del nuovo libro i WU MING non si sono praticamente mai fermati, girando per il mondo (nel vero senso della parola…) per presentare ALTAI, ma anche, com’è nel loro spirito, per ricevere critiche ed accogliere contributi da tutti coloro che avranno incontrato sulla loro strada. Gli audio di molte di queste presentazioni sono disponibili sempre sul loro sito, noi ve ne segnaliamo uno, registrato lo scorso 12 dicembre, durante Mompracem, una trasmissione di Radio Città del Capo di Bologna. Prendetevi il tempo di ascoltarla, potrebbe essere un ottimo modo di prepararsi all’iniziativa in università!
Qui invece potrete ascoltare WU MING1 leggere brani di ALTAI.
Numerosissime, alcune anche particolarmente esileranti, sono state le recensioni dedicate ad ALTAI. Sempre sul loro sito, nella parte dedicata alle recensioni, potete leggerle tutte; di seguito ne riportiamo un segmento di una, che ci è parsa molto interessante…nei prossimi giorni, per preparci all’evento, magari ve ne proporremo anche altre!
Insomma, arrivederci al 3 febbraio!
LA.P.S.U.S.
”Storie di utopia a Istanbul. Riecco i Wu Ming delle origini”
di Tonino Bucci, Liberazione, 23 dicembre ’09
[…] A dieci anni esatti di distanza da Q, il romanzo d’esordio, i Wu Ming tornano ora con Altai (Einaudi, pp. 424, euro 19,50). Non un sequel – precisano – ma quasi. Non è Q numero 2, però c’è qualcosa dello spirito delle origini. C’è innanzitutto lo stesso sforzo di narrare personaggi e vicende di utopia negli interstizi della Storia ufficiale.
C’è persino qualche personaggio recuperato dal lontano romanzo degli esordi e buttato nella mischia della trama di Altai. Ma le analogie si fermano qui. Anzi, a voler spingere sul pedale delle somiglianze tra Q e il nuovo lavoro si rischia la delusione. Già, perché Q era un affresco corale, un intreccio perfetto di grande Storia e piccole storie, un team di personaggi che muoveva in sintonia in un labirinto di movimenti religiosi, conflitti sociali, utopie, rivolte contadine ed eresie alla ricerca del Regno di Dio in terra. In Altai, invece, si ha l’impressione che i personaggi non respirino più in simbiosi con lo spirito inquieto del Cinquecento e che la Storia, quella con la S maiuscola, finisca semplicemente per essere lo sfondo d’ambientazione e poco più.
Insomma, bisogna liberarsi di Q per godere della lettura di Altai. Che è interessante e piacevole per altri motivi. Innanzitutto perché i Wu Ming si confermano ancora una volta abili affabulatori in pieno possesso delle tecniche narrative. Il romanzo si beve tutto d’un fiato. E poi perché di nuovo il collettivo si misura col tema dell’utopia.
Di nuovo troviamo in Altai personaggi inquieti, alla ricerca di una vita diversa e di un mondo migliore. A differenza di Q in cui si raccontava di soggetti collettivi in rivolta contro il potere, di insurrezioni urbane, di contadini che nelle eresie religiose cercano uno strumento di ribellione contro sovrani e nobili, in Altai ci troviamo in pieno “riflusso” (sarà mica un messaggio a noi lettori?). E’ finita l’epoca degli eretici che volevano costruire società comunistiche. Nessuno sogna più di poter realizzare
in terra il regno dei cieli. Di quei sogni è rimasto solo il ricordo della sconfitta e del fallimento. I personaggi di Altai convivono spesso col tormento, il dubbio e la delusione anche se non smettono per questo di pensare a come cambiare il mondo. Solo che qui il rapporto con l’utopia è più pragmatico, più realista.
Due sono i principali protagonisti del romanzo. Uno è Emanuele de Zante, un fuggiasco, un ex agente della Repubblica veneziana, ingiustamente accusato di tradimento nei confronti della Serenissima e costretto perciò a riparare all’estero.
Il suo vero nome, in realtà è Manuel Cardoso ed è figlio di un veneziano e di madre ebrea, per la precisione appartenente a una comunità di ebrei sefarditi scappati dalle persecuzioni in Spagna. De Zante si riapproprierà poco a poco della sua identità ebraica per lungo tempo rinnegata in cambio della carriera a Venezia. L’altro protagonista è Giuseppe Nasi, alias Yossef Nasi, ebreo anche lui, nemico numero uno della Serenissima e, soprattutto, personaggio influente alla corte del Sultano. L’anno è il 1569. L’epicentro la capitale dell’impero ottomano: Istanbul. E’ lui, Yossef, «il porco giudeo», odiato e potente, il «prendinculo del sultano», la «mente malvagia» che ha in testa l’idea di costruire uno Stato per tutti gli ebrei, la nuova Sion, il riscatto a una storia secolare di persecuzione e oppressione.
Solo che stavolta – a differenza di Q – non ci sono rivolte, insurrezioni e rivoluzioni. Yossef Nasi gioca d’astuzia, sfrutta la sua influenza alla corte del sultano, costruisce relazioni, intreccia rapporti diplomatici, cerca nemici da coalizzare contro Venezia e i sovrani cristiani.
Il vero tema affascinante di Altai è: si può cambiare il mondo sfruttando gli intrighi di potere? Yossef Nasi vuol convincere il sultano a dichiarare guerra a Venezia e a conquistare l’isola di Cipro, nella speranza poi che gli venga concessa. L’utopia è fare di Cipro la terra promessa di tutti gli ebrei, un porto sicuro da ogni persecuzione.
Guerra sarà, tra veneziani e ottomani. C’è un dubbio, però: affidarsi agli eserciti e alle congiure di potere non finirà per contaminare la purezza dell’ideale? Bisogna rinunciare a intervenire nel corso degli eventi per timore di diventare uguali agli altri, di farsi corresponsabili delle atrocità della guerra e del potere? Oppure è inevitabile che ci si sporchi le mani per poter cambiare il mondo? Le vittorie, certo, possono arrivare, ma a quale prezzo? Campagne depredate, devastazione, «sangue sparso a fiumi». Yossef Nasi non tentenna. «Tra cent’anni nessuno dei giovani di Cipro darà importanza a quel che è successo. Da oggi, questa guerra è il passato. Il nostro regno è il futuro. Il futuro di tutta la nostra gente». A volte capita di dover scegliere. Mettersi tra «quelli che si affidano al volere di Dio», tanto ci penserà il Clemente e il Misericordioso a sostentarli. Oppure pensare che «chi ha davvero la fede in Dio, prima pianta semi nella terra, e solamente dopo si affida al suo volere». La Storia è fatta di questi momenti.
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