Classe 1990, una laurea in Storia, una in Antropologia politica, è la presidente di Lapsus. Ha occhi e orecchie dappertutto e quando entra in modalità multi-tasking è in grado di gestire contemporaneamente una notevole quantità di progetti. In Lapsus ha partecipato attivamente alla progettazione della mostra '900 Criminale, Eros, Rivoluzione e Musica e Autista Moravo. È stata tra i progettisti dei laboratori didattici per le scuole. Dal 2016 partecipa alla raccolta di testimonianze IBCC Digital Archive. Ha pubblicato un saggio con Sara Troglio nel volume collettaneo "Dopo le bombe. Piazza Fontana e l'uso pubblico della storia" (Mimesis, 2019). Ad oggi coordina il settore didattico, quello amministrativo e la comunicazione dell'associazione. Il suo nemico naturale è la noia.
In questi mesi abbiamo lavorato duramente alla stesura di questo libro collettivo, scritto in vista del 50° anniversario della strage di #piazzaFontana.
Pubblicato con Mimesis Edizioni, questo volume è il frutto di un processo collettivo, figlio di un meditato e faticoso lavoro di elaborazione e sistematizzazione di alcuni spunti di indagine storica sorti, in un decennio, nell’ambito di innumerevoli seminari, conferenze, mostre, eventi di divulgazione e momenti di appassionata discussione e confronto.
Un libro che, anche se non lo direste, è anzitutto un lavoro di storia del tempo presente, per riflettere su conseguenze e storture del principale nodo irrisolto dell’età repubblicana, che chiamiamo “strategia della tensione”, a partire dall’uso pubblico che si è scelto di fare della strage del 12 dicembre 1969.
Su un evento spartiacque e fortemente divisivo si misurano le politiche della memoria e le politiche dell’oblio, dove fra queste spicca la totale assenza di memoria sulla guerra fredda. Questo conflitto anomalo, non dichiarato, a bassa intensità, ha avuto, ancora più di altri, la verità come vittima sacrificale. Nell’immediato, nessuno ha letto Piazza Fontana come episodio (incontrollato) di guerra fredda. Di certo, dopo i primi mesi, appare sempre più evidente come il taglio interpretativo dell’evento sia stato funzionale a logiche di schieramento e a concordate convenienze.
Febbraio. Come ogni febbraio dal 2004, anno di istituzione del Giorno del Ricordo, il dibattito pubblico si infiamma su uno specifico tema: le foibe. Questo è un argomento di cui Laboratorio Lapsus non si è mai occupato direttamente ma come ricercatrici e ricercatori di storia contemporanea abbiamo letto e apprezzato molti lavori di ricerca e di divulgazione svolti da altri, sia come singoli che come gruppi di studio collettivi [ne citiamo uno tra tutti, di agile lettura e alla portata di chiunque].
A febbraio è uscito questo vademecum a cura dell’ Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia. Si tratta di un prontuario snello, strutturato per FAQ, che risponde ad alcuni quesiti semplici ma non banali sul confine orientale e sulla questione delle foibe. Nelle occasioni di dibattito interno del nostro gruppo abbiamo avuto modo di commentare con entusiasmo questa operazione di divulgazione, che ci è sembrata così ben riuscita, chiara e diretta, per un tema così pesantemente intossicato dal dibattito mediatico.
Stacco. Il 26 marzo il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato una mozione (la n. 50) che impegna la Giunta e l’assessore competente a
“sospendere ogni contributo finanziario e di qualsiasi altra natura (es. patrocinio, concessione di sale) a beneficio di soggetti pubblici e privati che, direttamente o indirettamente, concorrano con qualunque mezzo o in qualunque modo a diffondere azioni volte a non accettare l’esistenza delle vicende quali le Foibe o l’Esodo ovvero a sminuirne la portata e a negarne la valenza politica”.
Il Consiglio Regionale punta l’indice contro “diversi convegni” che avrebbero sminuito la portata storica dell’evento e accusa esplicitamente l’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea del Friuli Venezia Giulia per aver elaborato e reso pubblico il “Vademecum del Giorno del Ricordo” di cui sopra, perché si sarebbe reso responsabile di “diffondere una versione riduzionista della storia della pulizia etnica perpetrata dai partigiani titini”.
Come Lapsus, avevamo già affrontato l’irrinunciabile distinzione tra ricerca storica e legislazione quando siamo intervenuti nel dibattito sul reato di negazionismo e sulle possibili implicazioni nel campo della ricerca. Abbiamo sempre sostenuto la libertà di ricerca se formulata con una corretta metodologia e capacità di analisi scientifica, perché solo così è possibile affrontare la crisi della nostra epoca e aiutare a comprendere la complessità del presente. La ricerca si fa negli archivi e nelle strade, non nelle aule di tribunale o nelle sale consiliari; questo vale sia per le questioni aperte della storiografia della Resistenza e della Seconda guerra mondiale, della Strategia della tensione e della stagione degli anni Settanta, fino alle ricerche più recenti.
Ancora una volta ci schieriamo saldamente dalla stessa parte, sostenendo e diffondendo l’appello dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri.
Mario Candotto, Ennio Trivellin, Vera Michelin Salomon e Bruno Bertoldi. Ascolta le loro storie qui: http://bit.ly/2yPc4wc
Trasferimento coatto di un prigioniero, privato dei diritti politici e civili, verso un luogo detentivo relegato in un territorio lontano dalla madrepatria.
Circa 40mila persone hanno subito questa sorte tra il 1943 e il 1945, partendo dall’Italia e, dopo viaggi estenuanti, approdando infine nei lager del Terzo Reich.
Privati degli affetti, del proprio nome e della dignità, furono trattati alla stregua di merce. Considerati nemici, traditori, minacce, “feccia”, “zavorre”, “degenerati” o “di razza inferiore”.
Insieme ad ANED abbiamo ideato un corso online per raccontarne le tante e diverse storie.
Leonardo Zanchi, Vicepresidente Aned Bergamo, è tra i volti del videocorso.
Un corso aperto a tutti, che unisce la memoria di chi quegli eventi li ha vissuti sulla propria pelle e la storia complessa e articolata dell’Europa hitleriana, affiancando videolezioni di taglio storico alle testimonianze dei sopravvissuti.
Partendo dal contesto internazionale ed europeo, si affronteranno i meccanismi che hanno permesso l’ascesa e il consolidamento di nazismo e fascismo, con particolare enfasi su come è stato possibile per questi movimenti, nati nelle piazze e che parlavano alle pance della gente, creare consenso e trasformarsi in dittature istituzionalizzate.
Attraverseremo il complesso sistema dei lager, la pianificazione massificata delle deportazioni, la classificazione delle categorie “indesiderate” e lo sfruttamento schiavile degli internati. Ma si parlerà anche delle conseguenze sull’oggi, dei “canali della continuità” (come ci insegna Claudio Pavone) tra le istituzioni fasciste e il dopoguerra, si metterà ordine tra fenomeni come negazionismo, neo-negazionismo, revisionismi e post-antifascismo.
Abbiamo cercato di costruire questo corso secondo il nostro metodo didattico: usando tanti materiali multimediali (mappe, infografiche, video, documenti, glossari, bibliografie) per permettere un approfondimento ricco e diversificato; e, come sempre, a un approccio evenemenziale abbiamo preferito l’attenzione ai processi di trasformazione, alle continuità e alle rotture, ai fenomeni di lungo corso, animati dalla convinzione, che ci ha insegnato il maestro Marc Bloch, fucilato dai nazisti nel 1944, che “l’incomprensione del presente cresce fatalmente dall’ignoranza del passato”.
Il corso sta iniziando adesso la sua fase di lavorazione finale e sarà disponibile online gratuitamente nei prossimi mesi sulla piattaforma WeSchool.
“Uomini mossi da una collera cieca e brutale, ma autentica, avevano incendiato e fucilato; ciò che premeva loro era ormai conservare una fede assolutamente certa sull’esistenza di “atrocità”, che, sole, potevano dare al loro furore un’apparenza di equità; si può supporre che la maggior parte di loro sarebbe inorridita, se avesse dovuto riconoscere la profonda assurdità del terrore panico che li aveva spinti a commettere tante azioni orrende; ma essi non riconobbero mai nulla di simile. Ancora oggi i tedeschi sono in massa probabilmente convinti che moltissimi loro soldati sono caduti vittime degli agguati belgi: convinzione tanto più incrollabile in quanto si sottrae ad ogni esame. Si crede facilmente a ciò a cui si ha bisogno di credere. Una leggenda che ha ispirato azioni clamorose, e soprattutto azioni crudeli, è sul punto di diventare indistruttibile.” Marc Bloch, La guerra e le false notizie
Il 10 e l’11 ottobre si è tenuta una scuola Aiso (Associazione Italiana di Storia Orale) a cui abbiamo deciso di partecipare come Lapsus. Il tema era “il ’68 e la digital oral history”, che ci sembrava un interessante punto di partenza per tante riflessioni tra storia e memoria.
Dopo due anni di raccolta di interviste per l’IBCC Digital Archive e per l’ANED, oltre che per il progetto Sopra il Vostro Settembre, ci siamo trovati a mettere in pratica approcci diversi; confrontandoci tra di noi è emersa quindi la volontà di partecipare ad un momento formativo per confrontarci con altri ricercatori e ricercatrici che stanno compiendo lavori di storia orale e di esplorare le linee guida di un’associazione che ad oggi è un importante riferimento nazionale.
La due giorni, impostata in modo seminariale, ha previsto una parte generale di introduzione ai metodi della storia orale e una parte più focalizzata sul tema del ‘68. Per i tanti e interessanti temi emersi, abbiamo pensato di condividere un resoconto della nostra esperienza.
Giorno 1. Location: Base (Milano)
Mattino
Il primo impatto ci ha lasciati piacevolmente stupiti. La composizione dei partecipanti è davvero variegata per genere, età, formazione e attività svolta. Ci sono ricercatori e ricercatrici più o meno esperti/e e più o meno strutturati/e, giovani dottorandi/e, insegnanti e presidi, ex partecipanti alla stagione del Sessantotto, attivisti/e ed entusiasti autodidatti.
Questo paesaggio umano variopinto non è scontato nell’ambito storico. In qualche modo ci siamo sentiti subito in un ambiente dinamico e per nulla “ingessato”, dove non passava la percezione di parlare solo “alla propria crew”.
La mattinata è dedicata ad un’introduzione generale sulla storia orale con un intervento di apertura di Alessandro Casellato, nuovo presidente dell’AISO, seguito da quello di Giovanni Contini, suo predecessore. Per quanto fossimo già introdotti alla disciplina, abbiamo trovato interessanti le sintesi proposte dai relatori, che hanno puntato alla dimensione operativa della storia orale, fornendo utili linee guida per la realizzazione delle interviste e delle ricerche.
Tra le tante suggestioni, una in particolare ci ha colpiti perché vicina alle questioni che abbiamo incontrato nel nostro percorso di ricerca e che schematizza le problematiche relative alla formazione della memoria collettiva.
Negli scorsi giorni si è molto parlato dell’abolizione della traccia a carattere storico dall’esame di maturità. Abbiamo provato a dare un sguardo diverso al problema.
Il 5 e 6 settembre scorsi l’Associazione Lapsus è stata formalmente invitata all’inaugurazione dell’International Bomber Command Centre Digital Archive che si è tenuta presso l’Università di Lincoln all’interno dell’Heritage Dot Conference 2018.
Il contributo di Lapsus nel progetto dell’IBCC Digital Archive è stato ribadito nel discorso inaugurale della conferenza, a cui hanno preso parte delegati e rappresentanti di musei, università e istituzioni culturali di respiro europeo.
Ad esso sono seguiti incontri di lavoro e tavoli tecnici per la progettazione di iniziative di interesse comune e la partecipazione a futuri progetti internazionali.
La delegazione di soci ha partecipato anche alla consegna di una raccolta di documenti militari, lettere, telegrammi e fotografie appartenuti a Paolo Troglio, aviatore della Regia Aeronautica divenuto spia per la Resistenza partigiana nel Nord Italia. La collezione è stata digitalizzata e presto sarà accessibile nell’IBCC Digital Archive. È il primo fondo archivistico italiano non civile dell’archivio e rappresenta un importante contributo all'”orchestra di voci” a cui si vuole dare spazio in questo ambiente digitale di conservazione del patrimonio culturale.
Durante la giornata di consegne ufficiali presso la sede dell’archivio è stato anche possibile rilasciare un’intervista radiofonica sul contributo portato da Lapsus all’IBCC Digital Archive, sullo scopo dell’associazione e sulle sue attività in Italia.
Paolo Troglio, classe 1921, è un pilota e meccanico di aerei cargo sul fronte francese, greco e infine sovietico. Catturato e internato come IMI e affidato all’arbeit kommando di una azienda agricola tedesca, riesce a scappare e rientrare in Italia, dove viene affidato al reparto di logistica/marconista forse in area veronese, forse nel campo volo Villafranca dell’Aviazione Repubblicana e della Luftwaffe. In questo contesto inizia la sua attività di spionaggio partigiano per la Brigata Italia, B.t.g. Burrasca alla quale rivela informazioni essenziali. Sarà possibile approfondire la sua storia attraverso i documenti digitalizzati, al link dell’archivio digitale. Leggi Tutto
Nella foto (da sinistra): Greta Fedele (Lapsus), Erica Picco (Lapsus), Dan Ellin (IBCC archive and exhibition curator), Zeno Gaiaschi (Lapsus) e Heather Hughes (Head of IBCC Digital Archive).
Lapsus ha recentemente firmato un formale Memorandum of Understanding con l’Università di Lincoln (UK), atto che costituisce il primo riconoscimento ufficiale dell’Associazione da parte di un’università straniera. L’ateneo di Lincoln si trova attualmente alla ventiduesima posizione su 121 atenei britannici (The Guardian University League Tables 2019) ed è al massimo livello del Teaching Excellence Framework britannico per qualità dell’insegnamento e prospettive occupazionali dei suoi diplomati.
L’accordo sancisce l’intenzione di lavorare a future iniziative di comune interesse nel campo della public history mediante progetti condivisi ed altre attività. L’ateneo è infatti partner del Lincolnshire Bomber Command Memorial Trust nella realizzazione dell’ International Bomber Command Centre (IBCC), un moderno museo narrativo che esplora la controversa memoria storica di quanti si sono trovati coinvolti nella guerra di bombardamento nel teatro europeo. Cinque membri di Lapsus hanno partecipato inizialmente come intervistatori ma la collaborazione è divenuta via via più strutturata fino alla firma di un documento formale.
Il Dr Dan Ellin, International Bomber Command Centre archive and exhibition curator, ha così commentato la firma del memorandum:
What Lapsus has delivered is outstanding in terms of quality and quantity. Interviews with Italian bombing survivors have given a more balanced coverage to our archive and exhibition – this help users and visitors to understand the moral and ethical complexity of the bombing war. We are delighted to work with them.
[Ciò che Lapsus ha prodotto spicca per qualità e quantità. Le loro interviste con con italiani che sono trovati sotto le bombe alleate hanno dato una prospettiva più equilibrata all’archivio ed alla mostra: ciò aiuta utenti e visitatori a comprendere la complessità delle questioni etiche morali sulla guerra di bombardamento. Siamo felicissimi di poter lavorare con loro.]
Inutile dire che siamo orgogliosi ed entusiasti di questo risultato.
Per approfondire la storia del progetto e il contributo di Lapsus, continua a leggere qui.