Passa il tempo, cambiano i governi, ma il risultato è sempre lo stesso.
È appena giunta la notizia dell’assoluzione in corte d’appello per i quattro imputati nel processo per la strage di piazza della Loggia (Brescia, 28 maggio 1974) in cui morirono otto persone e un centinaio rimasero ferite a causa dell’esplosione di una bomba.
Non c’è stupore, non c’è meraviglia per un risultato ritenuto altamente probabile, visti anche i trascorsi a cui ci ha abituato la giustizia italiana, ma restava pur sempre la speranza, l’ultima a morire, come diceva qualcuno, che qualcosa cambiasse, finalmente. Soprattutto, che qualcuno si prendesse la responsabilità di confermare al paese e ai familiari delle vittime, (cui va la nostra più sincera solidarietà, in testa Manlio Milani, che conosciamo e stimiamo), chi diamine abbia messo quella bomba, chi abbia deliberato il massacro di innocenti durante una manifestazione antifascista, chi abbia ordinato il lavaggio della piazza per impedire la raccolta di elementi utili alle indagini, chi abbia coperto le responsabilità e depistato gli inquirenti.
Per facilitare la lettura delle 435 pagine della sentenza inerente l’ultimo processo sulla strage di Brescia, abbiamo pensato ad una guida più breve che riassuma i nodi centrali del documento. Il lavoro segue il percorso indicato dalla Corte d’Assise di Brescia nella ricostruzione della logica che ha portato all’assoluzione di tutti gli imputati.
GLI IMPUTATI E L’IMPIANTO ACCUSATORIO
Gli imputati nell’attuale processo sono Maggi Carlo Maria, Zorzi Delfo, Tramonte Maurizio, Rauti Giuseppe Umberto e Delfino Francesco. Tutti sono accusati in concorso tra loro e con altre persone, tra cui Digilio Carlo (deceduto), allo scopo di:
1)attentare alla sicurezza interna dello Stato, appartenendo Rauti, Maggi, Zorzi e Tramonte all’organizzazione eversiva Ordine Nuovo, ed in particolare: Rauti (quale esponente di vertice della citata organizzazione eversiva) promuovendo l’attentato nell’ambito della pianificazione di una serie di azioni terroristiche, Maggi Carlo Maria svolgendo funzioni organizzative e di direzione, Zorzi Delfo attivandosi per procurare l’ordigno, Tramonte Maurizio partecipando alle riunioni in cui l’attentato veniva organizzato e offrendo la sua disponibilità a collocare l’ordigno medesimo, Delfino Francesco partecipando a riunioni nelle quali l’attentato veniva organizzato e comunque non impedendo, quale ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, che lo stesso venisse portato a compimento e Maifredi Giovanni (per il quale si è proceduto separatamente) custodendo, nei giorni immediatamente antecedenti l’esecuzione dell’atto terroristico, l’ordigno destinato all’attentato.