Pochi giorni fa, ci ha lasciati Luciano De Maria.
Luciano fu uno degli autori della famosa rapina di via Osoppo (28 febbraio 1958), rimasta famosa perché fu prelevata una enorme quantità di denaro da un furgone portavalori senza sparare un colpo, e soprattutto perché in qualche modo segnò il canto del cigno della mala milanese “romantica”, la ligera, che stava cedendo il passo, nell’Italia del boom economico, ad una nuova criminalità, per cui la violenza, espressa su vari livelli, non era più un tabù.
Abbiamo conosciuto e ci siamo affezionati a Luciano durante l’intervista fatta per il nostro documentario sulla criminalità milanese, siamo tornati a trovarlo a lavoro concluso e l’abbiamo invitato in università per raccontare la sua straordinaria storia.
Lui, accogliendoci in ogni occasione con grande allegria, disponibilità, e simpatia, ci ha fatto conoscere l’importanza di certi valori di un’epoca ormai lontana, quando si era più umili, “umani”, onesti, “signori”, anche nel delinquere.
Un documentario per tentare di raccontare lo sviluppo del fenomeno criminale nella metropoli lombarda dagli anni 50 alla fine degli anni 80.
Un esperimento, un mettersi alla prova. Mostrare con le immagini le evoluzioni e le trasformazioni della malavità a Milano per studiare e diffondere un’idea: per studiare la contemporaneità, gli ultimi decenni della nostra storia, non possiamo continuare a ignorare un fenomeno complesso come quello criminale.
Da quella che veniva chiamata ligèra fino alla scomparsa delle bande criminali di Vallanzasca, Turatello e Epaminonda. La criminalità organizzata è ormai diventata parte integrante del tessuto sociale, economico e finanziario della nostra città. E come tale deve essere studiata.
Abbiamo provato a raccontare i passaggi che hanno portato alla situazione odierna.
1- La ligera
Alla fine della guerra Milano era una città in ginocchio. I bombardamenti avevano portato distruzione, fame e avevano distrutto famiglie e tessuto economico e sociale. Ma Milano era stata anche la capitale della Resistenza, della lotta di Liberazione, con tutte le speranze, le illusioni e le delusioni che questa aveva prodotto. Da Milano cominciarono a mettersi in circolo le energie per la ricostruzione. Ma nel frattempo, bisognava arrangiarsi.
Fiorisce la ligèra. Furti negli appartamenti, piccole rapine, ricettazione. Chi non riesce a reinserirsi nel tessuto economico della città, chi non vuole passare la vita alla catena di montaggio è così che cerca di sopravvivere.
2- Arrivano i Marsigliesi
Ma intanto Milano cresce. Dopo la guerra ricomincia sempre più a correre, verso la crescita, verso lo sviluppo, verso la ricchezza. E con la città, anche la criminalità cresce, si abitua e si adatta alle nuove forme della metropoli. Uno stimolo importante lo porta un vento nuovo che soffia in città…un vento che parla francese…
È così che il modello di gangsterismo a bande tipico degli Stati Uniti anni 30-40 si trasfersice, via Marsiglia, a Milano. Il cinema in questo processo gioca un ruolo importante. Film come “Il favoloso colpo da 8” o “La rapina del secolo” affascinano le platee dei cinema di periferia, spesso si sente il pubblico esultare per la riuscita di un colpo.
Inoltre Marsiglia, e con lei tutta le Francia, diventano luoghi sempre meno accoglienti per i criminali, e diversi nomi del milieu marsigliese si trasferiscono in Italia. Su tutti, Albert Bergamelli.