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Sulle tracce del passato: il percorsi urbani di Lapsus

Il 23, 24 e 25 ottobre scorsi si è svolto a Milano il Festival Che Storia! promosso e organizzato da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, nell’ambito del quale abbiamo ideato e realizzato due passeggiate urbane a tema storico, una sui bombardamenti alleati sulla città e l’altra sulla storia di Giuseppe Pinelli e sui luoghi simbolo della strategia della tensione a Milano.
Qui di seguito qualche riflessione su come è andata e su cosa ci portiamo a casa da questa esperienza.

La scelta dei temi e la costruzione dei percorsi

Trovandoci per la prima volta nel ruolo inedito di “ciceroni”, abbiamo provato ad immaginare quali potessero essere tra gli argomenti di storia contemporanea su cui abbiamo esperienza, quelli che da un lato avessero un radicamento con i luoghi di Milano, dall’altro potessero suscitare interesse del pubblico attraverso uno sguardo differente sulla città in cui ci muoviamo e sul suo passato. Dopo una selezione iniziale assieme a Fondazione G. Feltrinelli, siamo giunti all’individuazione dei due argomenti definitivi.

Sotto le bombe – Q10: Gorla

La guerra di bombardamento (1940-1945) ad una prima impressione potrebbe sembrare un tema quantomeno molto trattato; tuttavia rimangono diversi nodi irrisolti di quella storia, che ancora merita di essere raccontata. Ci è sembrato quindi interessante progettare una passeggiata urbana sulla storia dei bombardamenti alleati a Milano e nello specifico a Gorla e Precotto. Da diversi anni lavoriamo sulle memorie dei bombardamenti e in questi quartieri abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze ancora vivide.

Dei presupposti di senso e della metodologia usata abbiamo scritto qui, parlando della costruzione del pacchetto didattico “Perché ci bombardano?” scritto in collaborazione con l’Università di Lincoln, a cui la passeggiata è ispirata. 

I quartieri di Gorla e Precotto quartieri durante gli anni ‘40 erano sede di numerose industrie convertite alla produzione di guerra. Il 20 ottobre 1944 alcune di queste furono tra gli obiettivi degli Alleati, impegnati ad ostacolare lo sforzo bellico tedesco facendo venir meno rifornimenti vitali. L’attacco avvenne in pieno giorno e in condizioni meteorologiche favorevoli. Eppure, uno dei gruppi di bombardieri mancò il bersaglio sganciando il suo carico di bombe su zone urbane densamente popolate, tra cui due scuole elementari. Nelle strade circostanti morirono circa 450 civili e 184 bambini.

Franco Torti di Gorla Domani racconta la lunga storia del monumento e sacrario dedicato alla strage di Gorla, edificato nell’esatto punto dove sorgeva la scuola Francesco Crispi.

L’itinerario si è articolato lungo alcuni luoghi significativi del quartiere, come il siti dove sorgevano le due scuole elementari coinvolte nel bombardamento del 20 ottobre 1944, ma anche altri luoghi evocativi come il naviglio Martesana e uno dei punti in cui è possibile osservare il cielo aperto, per poter immaginare la traiettoria dei bombardieri che quel giorno hanno volato radenti sulle abitazioni. Raccontando questi eventi nei luoghi in cui si sono svolti, abbiamo potuto affrontare anche una doppia narrazione, considerando oltre al punto di vista dei civili anche quello degli equipaggi, con lo scopo di dare tridimensionalità all’evento bellico, mettendo sotto stress le polarizzazioni più stereotipate (come ad esempio, vittime vs carnefici, “alleati” vs “nemici”, e così via).

Al bivio della storia – La libertà di Pinelli

La strategia della tensione è l’argomento grazie al quale il collettivo Lapsus si è aggregato più di 10 anni fa; un tema ha anche rappresentato un cantiere collettivo sempre aperto per il nostro gruppo. All’apice di tutto ciò, le riflessioni, gli studi e le ricerche fatte insieme si sono concretizzate nel libro “Dopo le bombe. Piazza Fontana e l’uso pubblico della storia” (Mimesis, 2019), un testo che ha fornito la base sulla quale è stato possibile costruire il percorso guidato proposto nel festival. 

Sara Troglio e Simone Pisano (Lapsus) accompagnano i partecipanti a scoprire le sedi delle organizzazioni segrete, che operavano a Milano durante la strategia della tensione.

Il periodo “oscuro” a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, così come viene presentato nella narrazione pubblica, è troppo spesso oggetto di mistificazioni e manipolazioni che ne hanno condizionato ampiamente la conoscenza, lasciando una scia di nebulosa confusione sintetizzabile con la retorica dei “misteri d’Italia”. Ma è davvero così? Scegliendo di raccontare la storia di Giuseppe Pinelli nei suoi ultimi giorni di vita insieme a quella della strategia della tensione – che ha il suo punto d’inizio nella strage di piazza Fontana – abbiamo provato a dimostrare come le vie di Milano sono in realtà un libro aperto per chi abbia voglia di mettersi a leggerlo. Attraverso i luoghi e gli edifici simbolo di queste vicende, abbiamo articolato un itinerario che ha tenuto conto non solo dei luoghi più tristemente celebri, ma anche quelli meno noti, come agenzie di spionaggio, redazioni di controinformazione, questure, luoghi simbolo della contestazione milanese. 

L’uso delle fonti in contesto

La particolarità delle passeggiate urbane che abbiamo progettato risiede nell’uso delle fonti e la loro fruizione in contesto ai luoghi. La scelta dei materiali si è orientata all’individuazione di estratti di testimonianze audio e filmati fruibili direttamente dal proprio smartphone e su una selezione di documenti e immagini d’archivio forniti ai partecipanti, che hanno consultato lungo il percorso. Per la passeggiata sui bombardamenti abbiamo attinto largamente al lavoro di raccolta di testimonianze svolto per l’IBCC Digital Archive; per il percorso su Pinelli abbiamo scelto alcuni documenti presenti nell’archivio di Fondazione Feltrinelli e su altri materiali audiovisivi, già utilizzati durante i molti laboratori didattici svolti negli anni sul tema. In entrambi i casi l’intenzione è stata quella di selezionare accuratamente specifiche fonti che potessero essere funzionali rispetto al contesto in cui sarebbero state fruite. 

Lungo il naviglio Martesana, ascoltiamo in cuffia le testimonianze di alcuni abitanti del quartiere coinvolti nei bombardamenti del 1944.

Su questo aspetto una puntualizzazione è necessaria: i luoghi di oggi non sono gli stessi del periodo al quale tali fonti si riferiscono. I quartieri della città si sono trasformati e hanno modificato, anche marcatamente, il loro aspetto. Lo scopo non è stato quello di mostrare dei “luoghi della memoria”, quanto piuttosto evocare e spingere i partecipanti ad una riflessione tra il passato e il presente di tali spazi. La funzione evocativa delle fonti deve essere quindi accompagnata da uno sforzo immaginativo individuale e collettivo, teso a calarsi in una dimensione di tempo sospeso per il tanto che basta per cogliere il loro significato e poi ricomporre quanto visto e sentito al fine di riportarlo all’oggi.

Quando ci siamo spinti con i partecipanti della passeggiata Sotto le bombe – Q10: Gorla nel parco di Villa Finzi, non vi era alcuna intenzione di descrivere come fosse quell’esatto luogo all’epoca di bombardamenti: ciò che era importante evocare era il senso di impotenza dei civili in contesto alla fonte letta in quel luogo, una memoria di un mitragliere di volo inglese che descrive il suo punto di vista sulle “operazioni di terrorismo” che i piloti del Bomber Command hanno compiuto in Italia. Parimenti, la scelta di mostrare il cortometraggio  girato da Elio Petri Tre ipotesi sulla morte di Pinelli (1970) davanti alla questura di via Fatebenefratelli ha una funzione evocativa e al contempo critica, con lo scopo di dare suggestioni su come la controinformazione – nei suoi molti livelli espressivi – si sia mossa fin da subito per mettere in risalto una versione dei fatti totalmente soffocata dalla narrazione ufficiale.

Le passeggiate (aneddoti, domande, problemi, stimoli)

Le passeggiate si sono svolte in un periodo non certo semplice per chi si occupa di cultura. Nonostante ciò, questo format di approfondimento storico e culturale si è rivelato in realtà molto efficace, riuscendo a richiamare nei tre giorni del festival, diverse decine di persone di interessi, provenienza ed età molto diverse. In tutto abbiamo svolto tre repliche delle passeggiate Sotto le bombe – Q10: Gorla e una passeggiata Al bivio della storia – La libertà di Pinelli.

Davanti al luogo più evocativo della storia della strategia della tensione a Milano, ci concentriamo sul suo uso pubblico, osservando e commentando le targhe dedicate a Pinelli.

Proprio per adattare al meglio i contenuti al pubblico presente, sebbene la struttura delle passeggiate e la narrazione storica fosse fissa, gli approfondimenti sono variati di volta in volta a seconda del dibattito e delle domande che i partecipanti  ci hanno posto. 

Ad esempio, nel corso del primo percorso urbano, l’utenza era molto interessata alla storia dei luoghi del bombardamento e al cambiamento sociale che Gorla avesse affrontato dal dopoguerra ad oggi, mentre un gruppo successivo ha invece posto numerosi quesiti sulla questione etica e morale degli aviatori che operarono il 20 ottobre 1944, arrivando ad affrontare riflessioni sulla “banalità del male”. Abbiamo quindi notato come il pubblico più maturo e legato ai luoghi d’interesse fosse più stimolato dal conoscere la storia dei luoghi, mentre parte dell’utenza più giovane tendeva a domande del secondo tipo. Univoca è invece stata la richiesta di un approfondimento delle fonti, in particolar modo quelle audio. Hanno suscitato molto interesse gli stralci di intervista fatti ascoltare durante i percorsi e numerose sono state le richieste di poterle ascoltare nella loro versione integrale.

Note a margine e osservazioni conclusive.

Il format messo a punto grazie a questa occasione si adatta efficacemente alla situazione di distanziamento fisico imposta dall’emergenza sanitaria. Siamo convinti che già dalla fine del primo lockdown e ancor più per tutti i prossimi mesi, sia necessario un ripensamento delle modalità di fruizione delle proposte culturali, per non rimanere esclusi dalla possibilità di colmare la domanda di conoscenza e approfondimento che esiste. Il risultato positivo ottenuto in termini di partecipazione ci motiva verso questa strada e ci induce a pensare diverse forme di implementazione possibili, sia nella direzione della differenziazione dei target a cui rivolgerci, sia nei termini di una continua ricerca di nuove modalità di uso e fruizione delle fonti. 

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Scuola Aiso “IL ’68 E LA DIGITAL ORAL HISTORY”

Il 10 e l’11 ottobre si è tenuta una scuola Aiso (Associazione Italiana di Storia Orale) a cui abbiamo deciso di partecipare come Lapsus. Il tema era “il ’68 e la digital oral history”, che ci sembrava un interessante punto di partenza per tante riflessioni tra storia e memoria.

Dopo due anni di raccolta di interviste per l’IBCC Digital Archive e per l’ANED, oltre che per il progetto Sopra il Vostro Settembre, ci siamo trovati a mettere in pratica approcci diversi; confrontandoci tra di noi è emersa quindi la volontà di partecipare ad un momento formativo per confrontarci con altri ricercatori e ricercatrici che stanno compiendo lavori di storia orale e di esplorare le linee guida di un’associazione che ad oggi è un importante riferimento nazionale.

La due giorni, impostata in modo seminariale, ha previsto una parte generale di introduzione ai metodi della storia orale e una parte più focalizzata sul tema del ‘68. Per i tanti e interessanti temi emersi, abbiamo pensato di condividere un resoconto della nostra esperienza.

Giorno 1. Location: Base (Milano)

Mattino

Il primo impatto ci ha lasciati piacevolmente stupiti. La composizione dei partecipanti è davvero variegata per genere, età, formazione e attività svolta. Ci sono ricercatori e ricercatrici più o meno esperti/e e più o meno strutturati/e, giovani dottorandi/e, insegnanti e presidi, ex partecipanti alla stagione del Sessantotto, attivisti/e ed entusiasti autodidatti.

Questo paesaggio umano variopinto non è scontato nell’ambito storico. In qualche modo ci siamo sentiti subito in un ambiente dinamico e per nulla “ingessato”, dove non passava la percezione di parlare solo “alla propria crew”.

La mattinata è dedicata ad un’introduzione generale sulla storia orale con un intervento di apertura di Alessandro Casellato, nuovo presidente dell’AISO, seguito da quello di Giovanni Contini, suo predecessore. Per quanto fossimo già introdotti alla disciplina, abbiamo trovato interessanti le sintesi proposte dai relatori, che hanno puntato alla dimensione operativa della storia orale, fornendo utili linee guida per la realizzazione delle interviste e delle ricerche.

Tra le tante suggestioni, una in particolare ci ha colpiti perché vicina alle questioni che abbiamo incontrato nel nostro percorso di ricerca e che schematizza le problematiche relative alla formazione della memoria collettiva.

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International Bomber Command Centre. Un museo e un archivio digitale per una memoria “difficile”.

Nel 2015, a settant’anni dalla fine della guerra, l’arcivescovo di Canterbury ha chiesto scusa pubblicamente per il bombardamento di Dresda (13-15 febbraio 1945) che causò tra le 25mila e le 40mila vittime civili. Durante la commemorazione dell’evento ha dichiarato: 

“Settant’anni fa le nostre nazioni e popoli erano in guerra. Per tre giorni in Febbraio i bombardieri alleati portarono morte e distruzione su una scala e con una ferocia impossibili da immaginare. […] Nella rabbia della guerra i nostri cuori inevitabilmente si induriscono e una forza sempre più brutale e devastante viene sprigionata. […] Questo è il raid più controverso della campagna di bombardamento alleata ed è oggetto di ampio dibattito. […] In ogni caso, l’evento che si svolse qui settant’anni fa lascia una ferita profonda e affievolisce tutta la nostra umanità. […] Così, come seguace di Gesù, io sono qui tra voi con un sentimento intenso di pentimento e profondo dolore.”

Queste parole hanno suscitato grande dibattito nel Regno Unito. In particolare, nessuno prima di allora aveva mai chiesto pubblicamente scusa per un atto che, secondo la narrazione pubblica inglese, era non solo necessario ma anche “giusto”. 
L’arcivescovo ha così subito pesanti critiche da parte del mondo politico, accademico e dell’opinione pubblica inglese, riaccendendo un focolaio mai sopito. 
“Scusarsi per aver sconfitto Hitler è quantomeno bizzarro.” “l’ultima cosa che dovremmo fare è chiedere scusa. Dovremmo essere elogiati per aver sconfitto Hitler.” “Winston Churchill pensava che il bombardamento di Dresda fosse andato troppo oltre. Tuttavia non avrebbe mai pensato di scusarsi per questo.” “Quelle parole sono un insulto ai giovani uomini che hanno dato la vita nella sconfitta della Germania” sono solo alcuni dei commenti alla dichiarazione dell’arcivescovo, segno di una memoria che fatica ad uscire dal registro celebrativo.

Dresda, le macerie dopo il bombardamento. Sulla città vennero scaricate oltre 3000 tonnellate di esplosivo.

Nel discorso pubblico inglese infatti la Seconda guerra mondiale è narrata come: una “guerra giusta”, perché combattuta contro un nemico, il Nazismo, considerato assoluto e “non voluta”, perché nata in seguito all’aggressività tedesca; una guerra combattuta secondo mezzi leciti, seguendo le regole del “fair play” in opposizione alle atrocità perpetrate dai nazisti; una bella storia da raccontare, perché unisce la nazione.

Da questa narrazione tuttavia è escluso il punto di vista dei civili bombardati durante le operazioni aeree, che rappresentano un elemento problematico.

Da questo contesto nasce il progetto di raccontare questa storia con un diverso approccio. Durante la Seconda guerra mondiale dal Lincolnshire in particolare partivano i bombardieri inglesi diretti nei punti nevralgici della Germania, dell’Italia e nei territori occupati dai nazisti. Oggi nella città di Lincoln ha sede l’International Bomber Command Centre, un museo e memoriale che si pone l’obiettivo di raccontare una storia più sfaccettata, anche attraverso le testimonianze dei civili vittime dei bombardamenti alleati, raccolte in tutta Europa e digitalizzate in un grande archivio gratuito. Lapsus sta contribuendo alla raccolta di queste testimonianze, che ora sono conservate nell’IBCC Digital Archive.
La sfida è la riconciliazione di una memoria problematica: tenere insieme le testimonianze di chi bombardava e chi veniva bombardato, con lo scopo di cogliere le infinite e più complesse sfumature di un evento storico che ha inciso su milioni di vite umane.

IL NOSTRO CONTRIBUTO PER L’IBCC

Per due anni abbiamo collaborato con l’International Bomber Command Centre e alla vigilia dell’inaugurazione dell’archivio, in cui saremo presenti il 5 settembre, vogliamo raccontarvi questo viaggio fatto di ricerca e di incontri.

Dall’inizio del progetto abbiamo raccolto circa 30 interviste, realizzate applicando le metodologie della storia orale, volte ad ottenere testimonianze libere, non influenzate dalle domande dello storico. 
Dietro ognuna di esse però c’è un volto, un nome, dei ricordi che riemergono dopo 80 anni di vita vissuta. 
Dietro ognuna di esse c’è un incontro: fra noi e una persona, ormai anziana, vissuta sotto i bombardamenti Alleati in Italia, che ha voluto raccontarci la sua storia, per aiutarci a costruire questo grande archivio della nostra Storia.
E così, fra caffè e vecchi salotti, abbiamo visto queste persone ricostruire un mondo lontano, fatto di cortili popolari e licei del centro, di lavoro in fabbrica e di fame. 
Sono riemerse figure vivide: fratelli non più tornati da Stalingrado, vicini di casa fascistissimi, nonne partite su un treno per il Reich, amicizie d’infanzia e zii partigiani. 
Ci sono state affidate le memorie di notti tremende spese nei rifugi antiaereo, di pomeriggi passati nascosti nei fossi dei campi, di ritorni a casa, con la paura di trovarla distrutta. Scene drammatiche che spesso però hanno lasciato il posto a momenti di risa, quando gli intervistati ricordavano con nostalgia i piccoli scherzi fra bambini e le corse in bicicletta sotto i razzi: sciocche prove di abilità di una infanzia cresciuta nel mito dittatoriale della violenza e trovatasi catapultata nella Seconda Guerra Mondiale.
Ora che l’archivio sta per esser ultimato, ognuna di queste memorie verrà unita a molte altre, creando un mosaico sfaccettato di voci e sguardi che travalicherà la sola conservazione storica, provando a fornire uno strumento che possa far emergere contesti e azioni, scelte e casualità che creano e ricreano la Storia.

IL 5 SETTEMBRE SAREMO A LINCOLN

Il 5 settembre prossimo saremo alla University of Lincoln, tra gli ospiti della conferenza Heritage Dot. Sarà l’occasione per inaugurare ufficialmente l’archivio digitale e raccontare la nostra esperienza come ricercatori e intervistatori.

Scarica qua il comunicato stampa

L’International Bomber Command Centre (Lincoln)
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