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Lapsus a #Restart antimafia: il nostro intervento

restart#Storia: è questa la parola che ci è stata assegnata dall’Associazione daSud all’interno del talk di oltre cinquanta personalità dal mondo della cultura a quello istituzionale, dal giornalismo allo spettacolo, dall’associazionismo al mondo del lavoro, che si è tenuto domenica 27 settembre alla Casa del Jazz di Roma. Il talk è stato uno degli eventi più significativi di #Restart, il “Festival della creatività antimafia e dei diritti” promosso proprio da daSud per festeggiare i primi dieci anni di attività. Per l’occasione infatti, l’associazione antimafia che da anni promuove percorsi di antimafia sociale nella capitale, ha chiamato a raccolta associazioni, comitati, istituzioni e liberi cittadini per progettare un cambio di punto di vista sul futuro di Roma e dell’antimafia e mettere in campo “un ragionamento che sia fuori dalla logica dell’emergenza, dalle fughe in avanti, dalle scorciatoie razziste e giustizialiste e che sia invece dentro un quadro che tenga insieme un nuovo decentramento, interventi sulle aree – geografiche e sociali – del disagio, progetti innovativi per i beni pubblici come luoghi di promozione sociale e culturale e di composizione degli interessi territoriali”.

Di seguito, vi proponiamo il video ed il testo dell’intervento che Ciro Dovizio, a nome di Lapsus, ha tenuto nel talk, sulla parola assegnataci: Storia.

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La formazione, prima di tutto

Pubblichiamo il testo del documento presentato al convegno dello scorso 14 marzo, sperando che possa essere fonte di riflessioni e discussioni.

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a cura dell’Associazione Lapsus

Intervista a Giuseppe Roma, Presidente del Censis

Che l’università italianasia in una fase di profonda crisi, ristrutturazione e decadimento, non è una novità. Non passa semestre che non vengano diramati studi sull’arretramento in ogni tipo di ranking dei nostri atenei, sotto qualsiasi criterio o lente li si valuti, piuttosto che dati allarmanti sull’inefficacia dei diplomi di laurea in ottica occupazionale. Secondo la classifica della rivista specializzata americana Times Higher Education, nel 2011 la prima università italiana per qualità è Trieste, che risulta però  al 217° posto mondiale. A spiegazione dei risultati  è interessante porre l’attenzione sui finanziamenti agli atenei nelle varie nazioni: gli Stati Uniti spendono il doppio di molti paesi europei nell’istruzione universitaria e cioè il 2,9% del Pil, rispetto alla media Ocse dell’1,4. Da notare che in Italia si investe nelle università solo lo 0,9% del PIL (e questo prima che venissero attuati gli enormi tagli stabiliti dal governo Berlusconi). Inutile dire che la situazione peggiorerà inevitabilmente nei prossimi anni.

A tutto questo si aggiungono gli effetti della crisi, che colpisce ormai pesantemente anche i laureati, come evidenziato in maniera significativa da uno studio di Almalaurea del marzo 2012. “Pochi, scarsamente occupati e sottopagati. E’ il preoccupante identikit dei laureati italiani a un anno dal conseguimento del titolo di studio”, afferma uno studio de Ilsole24ore del 7 marzo scorso. Ma l’aspetto più interessante è un altro.

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