Lezione 9: “le fonti aperte”.
Venerdì 10 dicembre 2010, 10.30 aula 32, via Mercalli 23
Relatore: Professor Aldo Giannuli, Università degli studi di Milano
trascrizione della lezione, a cura di Greta Fedele, La.p.s.u.s.
Le fonti aperte dal punto di vista giuridico sono tutte le fonti attingibili da qualsiasi persona senza particolari requisiti. Dal punto di vista storico il discorso è un po’ diverso. La fonte d’archivio anche pubblica non viene ritenuta fonte aperta dallo storico nel senso che quest’ultimo distingue tra fonti che sono immediatamente disponibili nel momento in cui avvengono i fatti e fonti che invece non erano disponibili al momento dei fatti e si sono rese disponibili solo quando sono passate ad archivio di stato.
Ad esempio una relazione di polizia del 1973 da un punto di vista giuridico è fonte aperta, per uno storico invece non è fonte aperta perché quello che interessa è la disponibilità del documento al momento del fatto.
Per capire meglio cosa sono le fonti aperte formuliamo un’ipotesi. Immaginiamo di stare lavorando su un evento in corso in questo momento e quindi stiamo facendo un’esercitazione di presente come storia. La storia di oggi non si può fare, sia perché una serie di fonti sono non note e lo storico ha sempre bisogno di conoscere tutte le fonti, sia perché gli avvenimenti di oggi sono ancora in corso e non si sono conclusi. Questo, però, non significa che noi non possiamo intendere il presente come storia. In fondo se la storia è un intreccio di nessi causali, per cui nulla sorge senza cause e niente passa senza conseguenze, l’oggi sarà comunque la storia di domani.
Noi possiamo pensare l’oggi come storicamente collocato. Possiamo porci il problema di leggere il presente come un pezzo dell’evoluzione storica, parzialmente noto e parzialmente non noto. Se dovessi fare questo genere di operazione le domande che mi pongo sono: 1. Oggi il presente come si spiega? Quali sono le cause di quello che sta accadendo? 2. Quello che sta accadendo che conseguenze potrebbe avere?
Immaginiamo di voler applicare dell’analisi storica a un fenomeno in corso e quindi in qualche modo è ovvio che questa esercitazione è altamente imperfetta ed è altamente probabile che buona parte delle mie ipotesi siano destinate a essere smentite. Quasi certamente alcuni dei nessi causali che io vedo ora saranno solo parziali perché non ho a disposizione quella documentazione che me li rivelerà in seguito. Non per questo però questo tipo di operazione non ha una sua utilità. Quello che posso cercare di ricavare pensando il presente come storia non è tanto il singolo avvenimento o la spiegazione di quello che materialmente sta facendo un attore oggi, io posso tentare di individuare le tendenze che si stanno formando. Non posso che lavorare su fonti aperte se penso il presente come storia.
Tentiamo di fare questa esercitazione di storia del presente su un fenomeno che è nato in questo giorni: il caso Wikileaks. Il caso Wikileaks è in corso e ci pone una serie di problemi:
1. Che peso dobbiamo dare all’avvenimento? Molti commentatori sostengono che le rivelazioni di Wikileaks siano di poco peso e che non lascerà rilevanti conseguenze storiche. All’estremo opposto si colloca il pensiero del nostro ministro degli esteri Frattini che dice “questo è l’undici settembre della diplomazia”. Quale dei due ha ragione?
2. Quale è la natura di questo avvenimento?
3. Wikileaks cos’è? È quello che dice di essere?
4. Siamo di fronte a un’azione di hackeraggio o a una grande azione di intelligence a livello mondiale? O siamo di fronte a qualcosa di misto (infiltrazione e manipolazione di questo gruppo di giornalisti)?
Si comincia a strutturare logicamente l’albero dei quesiti a cui dobbiamo rispondere. In base a questa struttura di quesiti poi potremmo porci il problema su quali conseguenze pensiamo di ottenere. Se pensiamo di avere delle conseguenze, su che cosa le avremo? Cosa succederà alla rete? Sarà ancora un mezzo affidabile? Nel momento in cui venisse fuori che realmente è possibili violare la rete in questa maniera questo significa dire che non esiste la possibilità di proteggere i messaggi in rete? Quindi se la rete è violabile a questo livello bisogna pensare a una rivoluzione nel mondo della finanza, in quanto le banche sono estremamente vulnerabili. Se veramente la rete è così violabile bisogna pensare a una rivoluzione nel mondo delle relazioni internazionali. Come saranno le relazioni internazionali domani dopo un terremoto del genere?
Il caso Wikileaks rivela come è cambiato il mondo dopo il 1989. La fine del mondo bipolare ha segnato la fine dei sistemi di alleanza. In realtà sta venendo fuori che nessuno è alleato fino in fondo con nessun altro, che non esistono più schieramenti. Per esempio l’Italia è alleata degli Usa perché fa parte della Nato e partecipa a operazioni militari come in Iraq o Afghanistan, ma poi sottobanco fa lucrosi affari con la Russia di Putin in scontro diretto e frontale con la strategia americana. I gasdotti Southstream e Northstream realizzati dalla Russia sono fatti in modo da aggirare l’Ucraina, la Bielorussia e i paesi più filoatlantici nell’Europa orientale. Questo significa che la Russia sta ponendo le premesse per una riorganizzazione dello spazio politico. Quindi se la Russia riesce a mettere a segno questo colpo non si tratta solo di questione economica, ma di questioni politico-militari. Ed è ovvio che gli americani non ritengano loro alleato affidabile un alleato che spalleggia la Russia su un terreno di questo genere.
Noi stiamo andando verso un mondo dove emergono grandi potenze di area che stabiliscono un sistema di geometrie variabili di accordi su singole materie di volta in volta con alcuni interlocutori o con altri. Quindi si profila un sistema di relazioni internazionali molto più compresso del passato e meno prevedibile e lineare nei suoi comportamenti. Oggi bisogna leggere le relazioni internazionali applicando la teoria dei giochi, cioè formule di ragionamento di logica formale che consentono di cogliere comportamenti contro intuitivi.
Questa è una panoramica di problemi che noi dovremmo cercare di affrontare sapendo in partenza dell’alta imperfezione del risultato delle nostre ricerche. Dovendo rispondere a questi quesiti che fonti dobbiamo scegliere? Cosa dobbiamo cercare? Come dobbiamo impostare il nostro lavoro? Quello che caratterizza il mestiere dello storico è sempre la prospezione storica, quindi l’analisi in profondità del passato per cercare la spiegazione del presente. Quindi le fondamenta della ricerca saranno nell’individuazione dei processi storici che hanno portato al mondo attuale. Il primo aspetto è di natura prettamente storica di studio dei precedenti, dei fondamenti dell’esistente. Dopo sulla base di questo articoleremo quell’albero logico di domande che abbiamo prospettato e sulla base di quello vedremo quali fonti dobbiamo andare a cercare.
Le due fonti principali dal punto di vista dell’abbondanza del materiale sono la stampa e internet. Wikileaks è una cosa che è scoppiata online e quindi dobbiamo assolutamente lavorare sul materiale online. Bisogna seguire giorno per giorno i documenti che Wikileaks pubblica e bisogna analizzarli. Ciò, però, non basta. Bisogna vedere che conseguenze provoca. Se per esempio Wikileaks parla di una certa banca andiamo a cercare cosa si dice di quella data banca in rete. Le ipotesi che noi formuliamo le dobbiamo vedere in itinere e continuamente rivederle. Momento per momento bisogna vedere se la tendenza che noi prevediamo si sta effettivamente configurando. Lo stesso lavoro va fatto sui giornali, che offrono materiale un po’ più controllato e organizzato.
Il mondo attuale soffre di overesposizione informativa e di ipoesposizione informativa, c’è cioè una sovrabbondanza di informazione molto maggiore di quella che ci servirebbe solo però di alcune notizie, mentre di altre proprio non se ne parla. L’epoca attuale è quella che ha polarizzato al massimo questa disparità. Il nostro mondo è caratterizzato da una crescente funzione del segreto. Nell’ultimo secolo e mezzo si sono formati una serie si segreti che prima non c’erano, come il segreto di stato, il segreto industriale, il segreto bancario, ecc. La codifica del segreto è nata con il processo di codificazione della democrazia. Noi viviamo in una situazione in cui molte notizie ci vengono blindiate e dall’altra parte disponiamo di una quantità di notizie eccessiva rispetto a quella di cui abbiamo bisogno. Importante diventa quindi il criterio con cui si selezionano le notizie. Questo criterio deve essere astratto e pregresso perché sennò il rischio è di farsi un’ipotesi di come stanno andando le cose e di conseguenza scegliere i documenti che convalidano tale ipotesi scartando tutto quello che non fa comodo. Questo è il primo rischio che bisogna evitare.
Un’importante precauzione scientifica è quella di ponderare e differenziare le fonti, mai scegliere fonti troppo vicine fra loro dal punto di vista ideologico o professionale. Altra norma fondamentale è non fare mai una sola ipotesi, bensì avere una scala di ipotesi su cui si lavora magari ordinata per probabilità. Bisogna sempre avere delle subordinate: serve ad avere una certa distanza dall’ipotesi a cui crediamo di più e serve ad avere una certa elasticità nel registrare i fatti nuovi che possono confermare un’ipotesi secondaria e smentire quella principale. Norma imprescindibile è applicare lo stesso criterio a tutto, senza usare due pesi e due misure. Bisogna attingere a un panorama differenziato e privilegiare fonti di approccio disciplinare diverso. Ricapitolando: selezionare le fonti, ordinarle ed esaminarle in modo sistemico.
Una lettura sistematica dei giornali prevede il ricordo di quello che quella determinata testata ha già scritto su un dato argomento, la scelta di alcuni argomenti specifici, il confronto sulla stessa notizia di fonti diverse, lo smontare della notizia perché consapevole di come si forma. Ogni volta che si legge un giornale bisogna porsi il problema di come si è formata la notizia, da dove arriva, chi ci ha messo le mani. Questo perché la notizia prima di arrivare a noi ha attraversato un processo di formazione, un vero e proprio processo industriale di montaggio durante il quale ci sono aggiunte, sottrazioni, sfumature, coloriture. Bisogna imparare a smontare ogni pezzo isolando le singole notizie, le singole informazioni. Magari poi si scoprirà che in quell’articolo alcune notizie erano inventate, altre invece vere e importanti. Il lettore specialista opera progressivamente questo lavoro di selezione che lascia decadere il più possibile la paglia che avvolge la merce informazione.
Per il lettore comune una fotografia è quanto di più immediato, ma non è così. La foto è un documento iconologico (basata su un’immagine), bidimensionale (non mi permette di avere una prospettiva completa) parziale (ho una visione limitata al pezzo inquadrato e fotografato). Quest’ultima caratteristica fa sì che l’inquadratura possa non essere casuale. Posso tagliare determinati aspetti e persone che farebbe leggere il tutto in modo completamente diverso. La foto può essere quindi un documento malizioso e manipolabile. Per esempio, durante la prima guerra mondiale i giornali tedeschi pubblicarono una foto in cui si vedeva una fila di uomini dietro una porta e la didascalia avvertiva che era una fila di inglesi che aspettavano di ricevere del pane. Questa foto voleva dimostrare il vicino crollo, almeno morale, dell’Inghilterra dopo la guerra sottomarina. Qualcuno, però, notò che erano solo maschi fra i venti e i trentacinque anni. Bastò vedere quella foto in originale, che i giornali inglesi ripubblicarono con la fascia superiore che era stata tagliata, per capire che quella era una fila di volontari che andavano ad arruolarsi nell’esercito inglese perché nella parte superiore vi era l’insegna dell’esercito inglese.
Tornando al caso di Wikileaks che cosa dovremmo fare? Per prima cosa collezioneremo le rivelazioni di Wikileaks e anche le rivelazioni su Wikileaks, ma soprattutto le reazioni che di volta in volta ci saranno sulla rivelazione dei documenti. Quello che conta non è la singola notizia, ma la lettura d’insieme. La prima cosa da fare è quindi una cronologia del fatto, il diario giorno per giorno di quello che sta succedendo. Come fonti utilizzeremo sicuramente la stampa e il web, ma anche le statistiche, i documenti processuali, i documenti ufficiali come quelli delle singole cancellerie e di stato americano. La cosa importante sarà la raccolta sistematica di tutte queste informazioni e parallelamente noi svilupperemo delle ipotesi da verificare. Bisogna passare anche all’esame logico le notizie. Wikileaks dice di avere quattrocentomila documenti e per aver letto e analizzato tutti quei documenti non è possibile un numero così ridotto di persone in così poco tempo. Già questo può creare forti dubbi. L’analisi sistematica mi porrà un’altra domanda: come mai l’azione di contrasto americana è così inconsistente? Non hanno provato a dire che erano falsi, non hanno provato a fare un’azione di contrasto sulla rete diffondendo informazioni false in modo da creare un polverone. Questo è un elemento di cui devo tenere presente.
Se si lavora sul presente non tutte le domande che ci facciamo avranno delle risposte e delle risposte univoche. Bisogna avere l’onestà di dire arrivo fin qui e poi i documenti non mi assistono più. Bisogna sapere che questo lavoro avrà delle parzialità.